Perché il ‘legalese’ rimane incomprensibile nonostante gli sforzi per semplificarlo
Il linguaggio legale, spesso descritto come un labirinto di parole e frasi incomprensibili, ha sempre sollevato interrogativi riguardo alla sua complessità. Un recente studio condotto dai ricercatori del MIT, guidati da Edward Gibson, offre una nuova prospettiva su questa questione, suggerendo che il “legalese” potrebbe non essere solo una questione di linguaggio complicato, ma anche di autorità e ritualità.
Il “legalese” è caratterizzato da un uso spiccato di strutture linguistiche complesse, come il “center-embedding”, che inserisce lunghe definizioni all’interno delle frasi principali, rendendo il testo difficile da seguire. Questo stile non è solo un fenomeno accidentale ma sembra avere radici più profonde nella nostra percezione del potere e della formalità. Proprio come gli incantesimi magici usano rime e termini arcaici per enfatizzare la loro forza, il linguaggio legale sembra utilizzare il suo stile contorto per conferire autorità e serietà.

Nel loro studio, pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, i ricercatori hanno analizzato milioni di parole di documenti legali e confrontati con altri generi di scrittura, come articoli di giornale e sceneggiature. Hanno scoperto che la struttura del “legalese” non è casuale ma serve a creare un senso di autorevolezza. Non solo i giuristi, ma anche persone senza una formazione legale tendono a scrivere leggi usando uno stile simile quando cercano di conferire importanza e serietà ai loro testi.
Il gruppo di ricerca, composto da Edward Gibson, Eric Martinez e Francis Mollica, ha esaminato vari aspetti del linguaggio legale e scoperto che anche avvocati e non specialisti utilizzano il “center-embedding” per le leggi, ma non per testi narrativi. Questo suggerisce che c’è una regola implicita che guida la scrittura legale, una regola che sembra influenzare sia i professionisti del diritto sia i profani.
Nonostante gli sforzi per semplificare il linguaggio legale risalgano agli anni ’70, quando Richard Nixon chiese che i regolamenti federali fossero scritti in “termini semplici”, il cambiamento è stato minimo. I ricercatori sperano che comprendere le origini e le motivazioni del “legalese” possa spingere verso una maggiore chiarezza nella legislazione.
Le indagini future potrebbero rivelare se il linguaggio legale ha sempre avuto queste caratteristiche, risalendo fino al Codice di Hammurabi. Questo studio del MIT non solo delves nelle complessità del “legalese”, ma offre anche una riflessione sull’uso del linguaggio come strumento di potere e autorità, suggerendo che, forse, una maggiore chiarezza potrebbe essere il passo finale verso un sistema giuridico più accessibile e comprensibile.
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