Negli ultimi anni, il regime talebano in Afghanistan ha implementato una serie di misure che stanno sistematicamente privando le donne dei loro diritti fondamentali, arrivando a un’aperta forma di apartheid di genere. Queste pratiche oppressive, giustificate attraverso un’interpretazione radicale della religione e una visione retrograda della società, stanno soffocando la voce delle donne afghane, limitandone non solo la libertà di espressione, ma anche l’accesso a istruzione e assistenza sanitaria.

La Nuova Legge dei Talebani: Il Silenzio Imposto

Nel mese scorso, i talebani hanno approvato una nuova legge sui “vizi e virtù”, che impone il silenzio pubblico alle donne. Sotto questa legge, le donne possono essere punite se vengono ascoltate cantare o leggere ad alta voce, anche all’interno delle loro case. La legge, promulgata dal leader supremo dei talebani, Mullah Hibatullah Akhundzada, è attualmente applicata dal Ministero per la Promozione della Virtù e la Prevenzione del Vizio. Questa ulteriore restrizione rappresenta solo l’ultimo tassello nella continua erosione dei diritti delle donne in Afghanistan.

Durante una conferenza internazionale a Doha, all’inizio dell’anno, la missione delle Nazioni Unite per l’Afghanistan ha riconosciuto che ci vorrà “del tempo” prima che i talebani accettino la partecipazione delle donne nella società. Tuttavia, molti esperti di genere e diritti umani hanno sottolineato che i talebani, nonostante le loro dichiarazioni, non hanno modificato la loro visione repressiva nei confronti delle donne, e non sembrano avere intenzione di farlo. Tre anni dopo aver ripreso il controllo del Paese, gli sforzi dei talebani per cancellare la presenza delle donne nella società afghana hanno raggiunto un nuovo culmine.

L’Apartheid di Genere in Afghanistan

Le azioni dei talebani contro le donne sono un chiaro esempio di apartheid di genere, una sistematica oppressione basata sul sesso. Questo regime legale e sociale, fatto di editti e decreti, governa con leggi sia scritte che verbali. Da quando sono tornati al potere nel 2021, i talebani hanno emesso oltre 100 ordini che limitano i diritti delle donne, operando a livello nazionale, provinciale e distrettuale.

Le restrizioni più gravi riguardano l’istruzione e l’assistenza sanitaria. Uno dei decreti più devastanti vieta alle ragazze di frequentare la scuola oltre la sesta elementare, mentre altre leggi impediscono loro di lavorare in molte organizzazioni e di accedere liberamente ai servizi sanitari. Questi limiti imposti alle donne non sono semplici violazioni di diritti, ma atti mirati a cancellare la loro esistenza pubblica e relegarle a un ruolo marginale e invisibile nella società.

L’Istruzione Negata e i Suoi Effetti Devastanti

Il divieto di istruzione per le ragazze afghane ha provocato una crisi profonda. Secondo i dati dell’ONU, la mancanza di istruzione è correlata a un aumento del 25% dei matrimoni infantili e del 45% delle nascite precoci. L’impossibilità di accedere alla conoscenza ha spezzato i sogni di migliaia di giovani donne, rendendo ancora più difficile la loro lotta per un futuro migliore.

In risposta a queste ingiustizie, la società civile afghana e i gruppi internazionali hanno lanciato iniziative come la campagna “#LetAfghanGirlsLearn” per sensibilizzare l’opinione pubblica e cercare di trovare soluzioni alternative, come scuole clandestine mascherate da corsi di ricamo o altre attività socialmente accettate dai talebani. Nonostante queste iniziative, la mancanza di finanziamenti e il limitato accesso a Internet – disponibile solo per il 6% delle donne afghane – rendono estremamente difficoltosa la continuazione degli studi.

Crisi Sanitaria: La Fuga di Cervelli e il Collasso del Sistema

Il sistema sanitario afghano, già fragile, ha subito un grave peggioramento sotto il regime talebano. La fuga di cervelli dei professionisti del settore sanitario e la riduzione degli aiuti internazionali hanno colpito duramente il benessere delle donne. Le restrizioni alla mobilità imposte alle donne hanno fatto salire i tassi di mortalità materna e infantile, dato che molte donne non possono più raggiungere le strutture sanitarie.

Un rapporto del British Medical Journal rivela che otto donne su dieci nelle aree urbane dell’Afghanistan soffrono di depressione o ansia a causa delle condizioni di vita imposte dai talebani. Questo quadro evidenzia la gravità della crisi che sta colpendo in modo sproporzionato le donne e i bambini.

La Lotta per la Libertà: La Resistenza delle Donne Afghane

Nonostante il clima di repressione, le donne afghane non si sono arrese. In risposta alla nuova legge sui “vizi e virtù”, molte donne hanno iniziato a pubblicare video sui social media in cui cantano o recitano poesie, dimostrando così che non possono essere messe a tacere. Alcune di loro recitano versi del Corano, altre si vestono con abiti tradizionali o con il burka imposto dai talebani, ma il messaggio è chiaro: le donne esistono e continueranno a farlo.

Le attiviste per i diritti umani sono costantemente nel mirino delle autorità talebane, molte di loro sono state imprigionate o fatte “sparire”. Tuttavia, la resistenza non si ferma. Gli attivisti continuano a premere affinché l’apartheid di genere venga riconosciuto come crimine contro l’umanità, mentre la Corte Penale Internazionale prosegue le indagini sui crimini commessi dai talebani.

L’Appello alla Comunità Internazionale

Le donne afghane non possono essere lasciate sole. La comunità internazionale ha il dovere di intervenire per sostenere le difensore dei diritti umani e garantire finanziamenti a lungo termine per le organizzazioni che offrono supporto alle donne. L’apartheid di genere è una forma di oppressione inaccettabile che richiede una risposta globale concertata, affinché le donne afghane possano recuperare la loro voce e i loro diritti.


In Afghanistan, la lotta delle donne per i propri diritti continua a essere feroce. Il silenzio imposto dai talebani non può oscurare la forza di chi, attraverso il canto o la poesia, afferma la propria esistenza e dignità.

Di Forloc61

Roberto Lambertini è nato a Bologna il 4 settembre 1961. Fin da giovane è stato appassionato di lettura, libri e informazione. Sin dal 1963, convive con il diabete tipo 1, un fattore che ha influenzato significativamente la sua vita. Nel 1995, Roberto ha fatto il suo ingresso nel mondo del web, pubblicando il suo primo sito, Concorsi Pubblici. Questo sito web è stato attivo per oltre un decennio, dal 1995 al 2006, fornendo informazioni e risorse su concorsi pubblici. Nel 2007, ha avviato un blog chiamato “Il Mio Diabete“, che è diventato un punto di riferimento per coloro che desiderano conoscere e affrontare il diabete tipo 1. Attraverso il blog, Roberto ha condiviso la sua esperienza personale, informazioni utili e consigli per gestire questa condizione medica. Nel 2023, Roberto ha deciso di dare una svolta al suo blog e ha iniziato a scrivere su un nuovo argomento. Il suo nuovo blog, intitolato “Sai Che Ti Dico“, affronta argomenti diversi e offre un’ampia gamma di contenuti, che spaziano dall’attualità alla cultura, passando per l’intrattenimento e molto altro. Durante la sua vita, Roberto ha accumulato una vasta biblioteca personale composta da oltre 15.000 volumi. Tuttavia, a causa di uno sfratto e della necessità di trasferirsi in una casa più piccola, ha dovuto prendere la difficile decisione di donare l’intera collezione alla Biblioteca Comunale Natalia Ginzburg del Quartiere Savena di Bologna. Roberto Lambertini continua a vivere la sua passione per la lettura, l’informazione e la scrittura, arricchendo la sua vita personale e condividendo le sue conoscenze con il pubblico online attraverso il suo blog. La sua esperienza con il diabete tipo 1 ha reso ancora più prezziose e significative le sue contribuzioni nel campo della divulgazione medica e della condivisione delle esperienze personali.