Anche livelli di glicemia nella norma possono influire sulla funzione cerebrale: cosa rivela uno studio innovativo
La glicemia come spettro: nuovi dati dalla ricerca scientifica
La relazione tra alti livelli di zucchero nel sangue e problemi di salute è ben documentata nel contesto del diabete. Tuttavia, una nuova ricerca condotta da Baycrest offre una prospettiva inedita: anche livelli di glicemia considerati normali possono influire negativamente sulla salute cerebrale in individui senza diagnosi di diabete. Questo studio, pubblicato sulla rivista Neurobiology of Aging, cambia il modo di concepire la salute metabolica e le sue ripercussioni sul cervello.
“I nostri risultati dimostrano che la glicemia esiste su uno spettro e non può essere ridotta a una semplice dicotomia di sano o non sano,” spiega la Dott.ssa Jean Chen, autrice principale dello studio e Senior Scientist presso il Rotman Research Institute di Baycrest.
Lo studio in breve: chi, cosa e come
La ricerca ha coinvolto 146 adulti sani di età pari o superiore a 18 anni. Gli studiosi hanno analizzato tre principali parametri:
- Livelli di glicemia: Valutati per comprendere la gestione metabolica di ogni individuo.
- Attività cerebrale: Misurata tramite scansioni di risonanza magnetica (MRI).
- Variabilità della frequenza cardiaca (HRV): Analizzata attraverso elettrocardiogrammi (ECG).
I risultati mostrano che anche in assenza di diabete, un aumento della glicemia si associa a una riduzione della connessione nelle reti cerebrali, cruciali per memoria, attenzione e regolazione emotiva.
Principali risultati dello studio
- Riduzione della connettività cerebrale
La connessione tra le reti cerebrali diminuisce con l’aumento della glicemia. Queste reti influenzano processi cognitivi fondamentali, tra cui memoria e attenzione. - Effetti più evidenti negli anziani
L’impatto della glicemia sul cervello risulta più marcato nelle persone anziane, sebbene sia presente in tutte le fasce d’età. Gli anziani, inoltre, mostrano livelli di glicemia generalmente più elevati. - Differenze di genere
Lo studio ha osservato che le donne sono maggiormente colpite rispetto agli uomini, evidenziando un legame tra glicemia e riduzione della funzione cerebrale più forte nel genere femminile. - Collegamento con la variabilità della frequenza cardiaca (HRV)
Una glicemia più alta si associa a una minore variabilità della frequenza cardiaca, parametro collegato a una migliore salute del cervello. Migliorare la HRV potrebbe rappresentare una via d’intervento efficace.
Implicazioni per la salute: il cervello al centro
“I nostri risultati sottolineano quanto sia importante gestire la glicemia non solo per la salute fisica ma anche per quella cerebrale,” afferma la Dott.ssa Chen. Una dieta bilanciata e regolare attività fisica sono essenziali per mantenere un equilibrio metabolico e proteggere le funzioni cognitive.
La prevenzione gioca un ruolo chiave, in particolare per chi rientra nella fascia del prediabete. Controlli regolari, insieme a interventi sullo stile di vita, possono fare la differenza nel prevenire danni irreversibili al cervello.
Un nuovo approccio alla prevenzione
Lo studio di Baycrest suggerisce un cambio di paradigma nella gestione della salute metabolica. Non si tratta più solo di evitare il diabete conclamato, ma di considerare la glicemia come un fattore di rischio continuo che può influenzare il cervello molto prima di una diagnosi.
Secondo i ricercatori, concentrarsi sulla variabilità della frequenza cardiaca potrebbe rappresentare un’opzione più accessibile per migliorare la salute del cervello. Interventi per aumentare la HRV, come tecniche di rilassamento e meditazione, sono più semplici da implementare rispetto alla regolazione della glicemia.
Conclusioni: agire prima che sia troppo tardi
Questa ricerca mette in evidenza che nessuno è immune dagli effetti della glicemia sul cervello, indipendentemente dal fatto di avere o meno il diabete. In un’epoca in cui le malattie neurodegenerative sono in aumento, è fondamentale adottare misure preventive già in giovane età.
Un’alimentazione consapevole, l’attività fisica regolare e controlli medici periodici possono contribuire a preservare non solo il corpo, ma anche la mente. Come dimostra lo studio di Baycrest, ogni piccolo sforzo verso una vita più sana è un investimento per il futuro del nostro cervello.
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