Un'illustrazione che rappresenta il collegamento tra microbi intestinali e il cervello, con elementi grafici che evidenziano l’asse intestino-fegato-cervello e il ruolo del microbiota nella regolazione del metabolismo.Un'illustrazione che rappresenta il collegamento tra microbi intestinali e il cervello, con elementi grafici che evidenziano l’asse intestino-fegato-cervello e il ruolo del microbiota nella regolazione del metabolismo.

Un recente studio pubblicato su Nature Microbiology rivela il ruolo cruciale di un batterio intestinale nel ridurre l’assunzione di zucchero, aprendo nuove prospettive nella prevenzione di obesità e diabete di tipo 2.

Riassunto: Scoperto un nuovo meccanismo che regola la voglia di zucchero grazie a un batterio intestinale. La ricerca apre nuove strade per la prevenzione del diabete e delle malattie metaboliche.


Il consumo eccessivo di zucchero è un problema globale, legato all’insorgenza di numerose malattie non trasmissibili come obesità, malattie cardiovascolari, sindrome metabolica e diabete di tipo 2. Gli esseri umani, come molti animali, sono naturalmente attratti dallo zucchero, ma questa preferenza può facilmente trasformarsi in un rischio per la salute.

Un recente studio pubblicato su Nature Microbiology ha fatto luce su un nuovo meccanismo che regola questa voglia intrinseca di zucchero. La ricerca, guidata dal Prof. Liang Xinmiao del Dalian Institute of Chemical Physics e dai professori Zhu Shenglong e Chen Yongquan della Jiangnan University, ha identificato un batterio intestinale che può ridurre significativamente l’assunzione di zucchero, offrendo nuove prospettive terapeutiche per combattere obesità e malattie metaboliche.

L’intestino come regista delle preferenze alimentari

Le voglie alimentari sono strettamente legate ai segnali inviati dall’intestino al cervello. Studi precedenti hanno evidenziato il ruolo cruciale dell’intestino nel modellare le preferenze alimentari attraverso complessi meccanismi neuronali e ormonali. Tuttavia, l’influenza specifica dei microbi intestinali su queste preferenze rimaneva fino ad oggi poco chiara.

Per approfondire questo tema, il team di ricerca ha analizzato campioni di sangue di 18 topi diabetici e 60 pazienti affetti da diabete di tipo 2. I risultati hanno rivelato livelli significativamente ridotti di recettori degli acidi grassi liberi 4 (FFAR4) sia nei topi che nei pazienti. Questa carenza è stata associata a una maggiore preferenza per lo zucchero, specialmente nei soggetti con mutazioni genetiche nel gene FFAR4.

Il ruolo chiave del batterio Bacteroides vulgatus

Un altro risultato sorprendente è stata l’identificazione di un batterio intestinale specifico, il Bacteroides vulgatus, e del suo metabolita chiave, l’acido pantotenico, come regolatori della preferenza per lo zucchero. I ricercatori hanno scoperto che bassi livelli di FFAR4 nell’intestino riducono la presenza di Bacteroides vulgatus, influenzando negativamente l’attivazione di un asse ormonale critico, GLP-1-FGF21. Questo asse ormonale è noto per regolare il metabolismo degli zuccheri e la sazietà.

Nei modelli murini, la somministrazione di Bacteroides vulgatus e acido pantotenico ha dimostrato di ridurre significativamente la voglia di zucchero, evidenziando un nuovo approccio per modulare le preferenze alimentari attraverso il microbiota intestinale.

Nuove strade per la prevenzione del diabete

I risultati di questo studio aprono nuove strade per la prevenzione e il trattamento delle malattie metaboliche. Lo sviluppo di agonisti FFAR4 tessuto-specifici o interventi mirati per aumentare la presenza di Bacteroides vulgatus nell’intestino potrebbe offrire strategie terapeutiche innovative. Questi approcci potrebbero non solo ridurre il consumo di zucchero, ma anche migliorare la gestione del diabete di tipo 2 e prevenire l’obesità.

“La nostra scoperta fornisce una solida base scientifica per future terapie che sfruttano l’interazione intestino-fegato-cervello come meccanismo di rilevamento e regolazione dei nutrienti”, afferma il Prof. Liang Xinmiao.

Prospettive future

Nonostante i risultati promettenti, gli autori dello studio sottolineano la necessità di ulteriori studi clinici per convalidare l’applicazione di questi meccanismi nei pazienti umani. Comprendere come il microbiota intestinale possa essere manipolato per influenzare il comportamento alimentare è una delle sfide più affascinanti della medicina moderna.

La ricerca suggerisce inoltre che interventi personalizzati basati sul profilo microbiotico individuale potrebbero rappresentare il futuro della medicina di precisione per la gestione delle malattie metaboliche.

Un'illustrazione che rappresenta il collegamento tra microbi intestinali e il cervello, con elementi grafici che evidenziano l’asse intestino-fegato-cervello e il ruolo del microbiota nella regolazione del metabolismo.
Un’illustrazione che rappresenta il collegamento tra microbi intestinali e il cervello, con elementi grafici che evidenziano l’asse intestino-fegato-cervello e il ruolo del microbiota nella regolazione del metabolismo.

Risorse e approfondimenti


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Di Roberto Lambertini

Roberto Lambertini è nato a Bologna il 4 settembre 1961. Fin da giovane è stato appassionato di lettura, libri e informazione.

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