Il peso dei problemi mentali supera quello dei rischi fisici: una nuova sfida per la sicurezza sul lavoro nel mondo delle costruzioni.
Riassunto: Nel settore edile, i problemi mentali rappresentano una minaccia crescente per la sicurezza. Scopri come affrontare lo stress lavoro correlato e promuovere il benessere psicologico dei lavoratori.
La sicurezza sul lavoro nel settore edile è da sempre associata a caschi, imbracature e protocolli per prevenire incidenti fisici. Ma oggi, il vero pericolo potrebbe non essere visibile a occhio nudo: i problemi mentali tra i lavoratori stanno emergendo come una delle principali cause di mortalità e infortuni. Stress, ansia e depressione sono fenomeni in crescita, alimentati da pressioni lavorative, turni estenuanti e un ambiente spesso ostile al dialogo emotivo.
Frank Wampol ebbe una triste consapevolezza quando si imbatté in alcuni dati allarmanti qualche anno fa: più di 5.000 lavoratori edili maschi muoiono per suicidio ogni anno, cinque volte di più di quelli che muoiono per infortuni sul lavoro, secondo diversi studi. Si tratta di un tasso notevolmente superiore a quello dei suicidi tra gli uomini nella popolazione generale.
Il lato oscuro del cantiere
Secondo recenti studi, il settore edile è uno dei più colpiti da tassi di suicidio e disturbi mentali rispetto ad altre industrie. La combinazione di isolamento sociale, instabilità economica e richieste fisiche e mentali crea un terreno fertile per il burnout. I dati parlano chiaro: il 35% dei lavoratori edili riferisce di soffrire di alti livelli di stress, mentre un preoccupante 20% ammette di aver pensato al suicidio.
“Dire che si tratta di una crisi sarebbe un eufemismo”, ha affermato Wampol, vicepresidente per la sicurezza e la salute presso BL Harbert International, un’impresa edile con sede a Birmingham e oltre 10.000 dipendenti.
Da allora, l’azienda ha aggiunto corsi di formazione sul primo soccorso in salute mentale per i supervisori in loco e ha distribuito informazioni sulla prevenzione del suicidio ai lavoratori sul campo. Gli sforzi fanno parte di una spinta più ampia guidata dal settore e supportata da sindacati, istituti di ricerca e agenzie federali per affrontare la salute mentale dei lavoratori edili.
Ma le iniziative per combattere questa crisi di salute mentale sono più difficili da implementare rispetto ai protocolli per caschi, giubbotti di sicurezza e occhiali protettivi. E alcune delle potenziali soluzioni, come il congedo per malattia retribuito , hanno suscitato reazioni contrarie da parte del settore, che sta valutando i costi.
Gli esperti di sicurezza sono da tempo preoccupati per i rischi fisici dei lavori edili. I “Quattro fatali” sono cadute, elettrocuzioni, essere colpiti da un oggetto come un mattone o un braccio di una gru e rimanere incastrati tra due oggetti, secondo l’Occupational Safety and Health Administration.

Le cause del malessere
Molti fattori contribuiscono a questa crisi silenziosa. Tra i principali:
- Turni irregolari e prolungati: Lavorare sotto pressione, spesso con scadenze stringenti, lascia poco spazio al recupero fisico e mentale.
- Cultura del silenzio: Parlare di problemi mentali è spesso stigmatizzato, soprattutto in un settore che enfatizza la forza e la resistenza.
- Precarietà lavorativa: Contratti a termine e insicurezza economica amplificano il senso di vulnerabilità.
- Condizioni ambientali difficili: Esposizione a rumori intensi, temperature estreme e pericoli fisici accentuano lo stress.
Le conseguenze sulla sicurezza
Il benessere mentale è strettamente legato alla sicurezza sul lavoro. Un lavoratore stressato o distratto è più incline a commettere errori, mettendo a rischio sé stesso e gli altri. Gli incidenti sul cantiere non derivano solo da guasti tecnici o disattenzioni momentanee, ma spesso da una mente sovraccarica.
Oltre agli alti tassi di suicidio, l’uso di droghe è dilagante, in particolare di oppioidi come eroina e fentanyl. Uno studio recente dei Centers for Disease Control and Prevention ha scoperto che l’edilizia è al primo posto per i decessi per overdose in base all’occupazione.
“I tassi di suicidi e di decessi per overdose sono tra i peggiori risultati correlati alle condizioni di salute mentale. E sfortunatamente, sono quelli più misurabili”.
Soluzioni e strategie
Affrontare questa sfida richiede un approccio olistico, che metta al centro il benessere psicologico dei lavoratori. Ecco alcune proposte:
- Campagne di sensibilizzazione: Promuovere una cultura aziendale che valorizzi la salute mentale al pari di quella fisica.
- Supporto psicologico: Offrire accesso a professionisti della salute mentale, attraverso sportelli di ascolto e programmi aziendali.
- Formazione specifica: Educare i manager e i team leader a riconoscere i segnali di disagio e a intervenire tempestivamente.
- Politiche di lavoro flessibili: Rivedere i turni e garantire pause adeguate per ridurre il carico mentale.
- Creazione di spazi sicuri: Istituire momenti di confronto e ascolto all’interno dei team di lavoro.
Un investimento nel futuro
Garantire il benessere mentale dei lavoratori edili non è solo una questione etica, ma un investimento a lungo termine. Aziende che promuovono una cultura di supporto psicologico registrano una maggiore produttività, minori tassi di turnover e una riduzione degli incidenti.
Il ruolo delle istituzioni
Le istituzioni possono giocare un ruolo cruciale. Politiche pubbliche che incentivino la formazione e il supporto psicologico nei luoghi di lavoro, insieme a incentivi fiscali per le aziende che adottano programmi di prevenzione, potrebbero rappresentare un passo significativo verso il cambiamento.
Conclusione
“Non è solo una questione di caschi”. Questa frase dovrebbe diventare il mantra del settore edile, ricordando a tutti che la sicurezza inizia dalla mente. Riconoscere e affrontare i problemi mentali è il primo passo per costruire un ambiente di lavoro più sicuro, produttivo e umano.

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