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Visse d’arte e d’amore, ma il mondo gli negò il pane.

Trama: Un artista che ha vissuto solo per l’arte e l’amore, sacrificando tutto, persino il cibo. Una storia drammatica di sogni, fame e una società che volta le spalle alla bellezza.

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Il Canto dell’Invisibile

C’era una volta un uomo che viveva di note e colori, di versi sussurrati all’alba e pennellate rubate alla notte. Il suo nome si perdeva nei vicoli umidi della città, tra le insegne spente e le finestre chiuse.

Aveva scelto l’arte come unica fede e l’amore come unica casa. Ma le sue tele rimanevano invendute, le sue poesie mai lette, il suo violino suonava per strade affollate da chi passava senza ascoltare. Eppure, lui continuava. Continuava a dipingere, a scrivere, a suonare, come se l’universo stesso gli dovesse un posto, un riconoscimento, un applauso che non arrivava mai.

L’amore, quello sì, lo aveva trovato. Lei si chiamava Livia, aveva occhi che riflettevano il tramonto e mani calde come il pane appena sfornato. Credeva in lui più di quanto il mondo avesse mai fatto. Si nutrivano di sogni e promesse, di parole recitate sottovoce sotto lampioni tremolanti. Ma i sogni non riempiono lo stomaco, e le promesse non pagano un pasto caldo.

Arrivò l’inverno. Un inverno feroce, con il vento che graffiava i muri e il gelo che infilava le dita sotto la pelle. Lui si ammalò, troppo debole per alzarsi dal letto, troppo orgoglioso per chiedere aiuto. Livia provò a soccorrerlo, a vendere i suoi quadri, a cantare per qualche spicciolo. Ma non bastava.

Una sera, il silenzio cadde nella loro piccola stanza spoglia. Il pennello ancora sporco di colore si fermò sulla tela. Il violino, con una corda spezzata, riposava nell’angolo. Lui giaceva lì, il viso sereno, le mani gelide. Aveva vissuto d’arte e d’amore. Ma era morto di fame.

Solo dopo, quando il suo nome non apparteneva più a un corpo ma a una leggenda, le sue opere vennero scoperte. Quadri venduti a cifre da capogiro, poesie stampate in volumi pregiati, la sua musica suonata nei teatri. Il mondo lo aveva riconosciuto, ma troppo tardi.

Livia rimase sola, con un solo pensiero che le lacerava il cuore: perché il genio viene celebrato solo quando è già cenere?

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Di Roberto Lambertini

Roberto Lambertini è nato a Bologna il 4 settembre 1961. Fin da giovane è stato appassionato di lettura, libri e informazione.