L'eremita AlpinoL'eremita Alpino

La scelta estrema di un uomo che si rifugia nel cuore della montagna per sfuggire al mondo e trovarsi davvero

Trama: Un uomo lascia tutto per rifugiarsi tra le montagne e vivere come un eremita. Ma il silenzio assoluto e il tempo sospeso lo porteranno a una scoperta inattesa su se stesso e sul senso della vita.

Il Silenzio e la Pietra

La montagna lo accoglie con la sua maestosità silenziosa, le creste affilate come spade di pietra contro il cielo. Il vento scivola tra gli alberi spogli, un sussurro che sembra provenire da un’epoca remota. Luca ha scelto il distacco. Non è stato un rifiuto impulsivo del mondo, ma un distillato di anni di disillusione, di troppi rumori e voci che gli sembravano vuote.

Ha venduto tutto, chiuso la porta alle abitudini, agli orologi, alle attese. Si è ritirato tra le cime per vivere con il necessario: un rifugio di legno grezzo, acqua che scorre tra le rocce, il fuoco che riscalda le lunghe notti d’inverno.

I primi giorni sono stati un abbraccio con il vuoto. Il respiro del bosco, il cielo che muta come un teatro millenario. Poi è arrivato il silenzio vero. E con il silenzio, la mente ha iniziato a parlare.

Ogni mattina Luca si sveglia con il sole, raccoglie legna, si lava nell’acqua gelida di un ruscello nascosto. Il cibo è scarso, ma sufficiente: radici, bacche, qualche trota presa con le mani nude. A volte, gli occhi incontrano quelli di un capriolo, di un lupo lontano. Nessuna paura. Solo il riconoscersi come parte dello stesso respiro.

Eppure, qualcosa si insinua nelle notti troppo lunghe. Un sussurro. Un’eco. Un’ombra tra i rami neri. La solitudine che prima lo aveva accolto con dolcezza ora lo abbraccia con dita gelide.

Un mattino, mentre taglia la legna, la scure gli sfugge di mano. Un attimo di distrazione e il taglio profondo si apre sulla sua gamba. Il dolore è lancinante. Il sangue macchia la neve. In quel momento, Luca comprende la fragilità della sua scelta.

Non è il freddo, né il dolore fisico. È l’idea che, se dovesse morire lì, nessuno lo saprebbe. Nessuno lo piangerebbe. L’assenza totale di testimoni lo sgretola più di ogni sofferenza.

Stringe i denti, fascia la ferita con stracci di lana, si trascina fino al rifugio. La febbre sale, la visione si appanna. La solitudine che aveva cercato con tanta avidità ora gli sussurra che è venuto il momento di arrendersi.

Ma mentre il buio lo avvolge, sente una voce. Non una voce umana. Qualcosa di primordiale, di profondo. È la montagna stessa che gli parla. È la pietra, l’albero, il vento.

Luca capisce. Non siamo fatti per essere soli. Neanche gli eremiti lo sono davvero. Ciò che ci salva non è il silenzio, ma il legame, anche con ciò che crediamo di voler fuggire.

Quando si sveglia, la febbre è scesa. Il sangue si è fermato. Il sole illumina il rifugio con una luce nuova.

Luca si alza a fatica, esce nella neve. E per la prima volta, dopo tanto tempo, sente di voler tornare indietro.


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Di Roberto Lambertini

Roberto Lambertini è nato a Bologna il 4 settembre 1961. Fin da giovane è stato appassionato di lettura, libri e informazione.