GottaGotta

Dalla leggenda del seduttore veneziano alla realtà clinica di oggi: la gotta non è una reliquia del passato ma una sfida sanitaria moderna, in crescita anche in Italia. Ecco perché è tempo di sfatare stereotipi e agire per prevenirla.

Trecento anni fa nasceva Giacomo Casanova. Seduttore, scrittore, avventuriero e… paziente gottoso. Sì, proprio così. Anche il più celebre libertino della storia era afflitto da quella che per secoli è stata ritenuta la “malattia dei potenti”. Ma attenzione: la gotta non è solo un pittoresco ricordo d’altri tempi. Oggi, è più viva che mai – e non nel senso romantico del termine.

In Italia, secondo la Società Italiana di Reumatologia (SIR), circa il 20% della popolazione adulta presenta livelli elevati di acido urico nel sangue (iperuricemia), condizione che può portare a sviluppare la gotta, una forma dolorosa di artrite infiammatoria.

E qui cade il primo mito: la gotta non è un badge di intelligenza o virilità, come si pensava un tempo. “Queste credenze sono nate perché molti uomini illustri e potenti ne erano affetti,” spiega il professor Leonardo Punzi, Direttore dell’Istituto di Storia della Reumatologia. “Ma era una narrazione consolatoria, utile ai medici dell’epoca per compiacere i loro illustri pazienti.” Insomma, un colpo di storytelling ante litteram.

Ma c’è un fondo di verità? Forse. Studi recenti hanno evidenziato che l’acido urico – il grande protagonista della gotta – ha proprietà stimolanti simili alla caffeina, potenziando attenzione e prontezza. E dal punto di vista evolutivo, è stato addirittura utile all’uomo nel passaggio alla stazione eretta. Ma, come ogni eccesso, anche questo va domato.

🔬 Non solo re, santi e navigatori

La storia della gotta è popolata da nomi altisonanti: Michelangelo, Galileo, Carlo V, Enrico VIII. Alcuni vegetariani, altri frugali. A dimostrazione che la dieta – pur giocando un ruolo – non è l’unica causa. L’alcol e il piombo, ad esempio, erano veri protagonisti dietro le quinte. Oggi, le cause sono più moderne ma non meno gravi: obesità, diabete, uso di determinati farmaci e declino della funzionalità renale.

“Oggi la gotta è un problema di salute pubblica in crescita in tutto il mondo,” sottolinea Andrea Doria, Presidente della SIR. “Anche in Italia l’incidenza è in aumento.” Negli USA colpisce il 4% della popolazione adulta, da noi circa l’1%. Ma è il trend che preoccupa: invecchiamento della popolazione, alimentazione scorretta, sedentarietà.

🩺 Diagnosi, cure e prevenzione: cosa fare

Contrariamente a quanto si crede, la gotta non è solo un fastidio doloroso ma può evolvere in una forma cronica di artrite, con danni articolari permanenti. Gli attacchi acuti sono segnali d’allarme che il corpo ci lancia per dirci: “Ehi, qui c’è troppo acido urico!”

Per fortuna, la soluzione esiste. “Con diagnosi precoce, terapie appropriate e un corretto stile di vita, si può gestire la patologia e persino farla regredire,” assicura Doria. E qui entra in scena il secondo grande tema: la prevenzione cardiovascolare. Tenere sotto controllo l’iperuricemia significa infatti ridurre il rischio di infarto, ictus e altre patologie dismetaboliche.

🥦 Dieta e attività fisica? Sì, ma non bastano

È ormai chiaro che dieta e movimento sono strumenti importanti, ma spesso non sufficienti. “La maggior parte dei pazienti con gotta ha bisogno di una terapia farmacologica,” sottolineano gli esperti. La riduzione del peso corporeo resta però un obiettivo chiave, perché migliora non solo la gestione della gotta ma anche l’eventuale coesistenza con diabete, ipertensione e malattie cardiache.

🕰️ Il ritorno (non gradito) della gotta

Il dato forse più sorprendente? La gotta sta riemergendo anche in Paesi dove era praticamente sconosciuta, come la Cina. Un effetto collaterale della globalizzazione alimentare e dell’invecchiamento demografico.

Dunque no, la gotta non è un cimelio da museo della medicina. È viva, attuale e, purtroppo, sottovalutata. Proprio per questo, la Società Italiana di Reumatologia ha scelto simbolicamente di ricordarla nel giorno in cui si celebra la nascita di Casanova: per spazzare via i fumi del mito e riportare la patologia nella sfera della consapevolezza e della cura.

Perché oggi, più che mai, essere informati è il primo atto d’amore verso se stessi – e no, non serve essere seduttori per capirlo.


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Di Roberto Lambertini

Roberto Lambertini è nato a Bologna il 4 settembre 1961. Fin da giovane è stato appassionato di lettura, libri e informazione.