Uno studio pionieristico dimostra che un rapido esame della retina, guidato dall’intelligenza artificiale, potrebbe rivoluzionare lo screening per infarti e ictus nei medici di base. Il futuro della prevenzione passa dallo sguardo.
Immagina di poter prevedere un infarto o un ictus con una semplice occhiata. Non una metafora, ma una possibilità concreta. La medicina del futuro – che ormai bussa con forza al presente – si avvale sempre più dell’intelligenza artificiale per anticipare, prevenire, curare. E oggi, proprio attraverso gli occhi, potrebbe salvarci la vita.
Un recente studio pubblicato su npj Digital Medicine apre scenari affascinanti e profondamente umani: l’intelligenza artificiale, attraverso una rapida scansione retinica, è in grado di valutare con notevole precisione il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari. Tradotto: un esame non invasivo, rapido, ben tollerato e già attuabile negli ambulatori dei medici di famiglia, può diventare il nostro nuovo scudo contro infarti e ictus.
Una finestra sul cuore attraverso la retina
Il cuore non mente, si dice. Ma nemmeno gli occhi scherzano. Il progetto pilota, guidato dal dottorando Wenyi Hu dell’Università di Melbourne presso il CERA (Centre for Eye Research Australia), ha coinvolto 361 pazienti tra i 45 e i 70 anni, tutti già sottoposti a controlli parziali o completi di rischio cardiovascolare. In questo caso, è stata utilizzata una telecamera retinica da tavolo per esaminare i vasi sanguigni nella parte posteriore dell’occhio. Il risultato? Un report immediato generato da un algoritmo di intelligenza artificiale, in grado di indicare il rischio di sviluppare patologie cardiocircolatorie.
La vera novità non è solo nella tecnologia – già di per sé avveniristica – ma nel contesto: questa procedura è stata sperimentata in ambulatori di medicina generale, dimostrando la sua potenziale integrazione nel flusso di lavoro quotidiano del medico di famiglia. In poche parole, senza bisogno di complicate apparecchiature ospedaliere, questo screening può avvenire durante una visita di routine.
AI vs OMS: uno scontro tra titani?
I dati raccolti dallo studio sono stati messi a confronto con uno strumento tradizionalmente utilizzato: la tabella di rischio cardiovascolare dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), basata su parametri come età, sesso, pressione, colesterolo, diabete e abitudini al fumo.
Il risultato? Una corrispondenza nel 67,4% dei casi tra i due sistemi. In altri casi, la scansione ha sovrastimato o sottostimato il rischio, con margini ancora da migliorare, soprattutto negli uomini over 60. Ma la validazione incrociata su un campione di oltre 27.500 individui della UK Biobank ha confermato che l’accuratezza predittiva dell’AI è molto vicina a quella del metodo OMS, con il vantaggio aggiuntivo della rapidità e non invasività.
Accettazione e soddisfazione: il test umano
La tecnologia, per quanto sofisticata, deve sempre confrontarsi con l’essere umano. Ed è qui che lo studio segna un altro punto a favore: il 92,5% dei pazienti e l’87,5% dei medici coinvolti si sono dichiarati soddisfatti della scansione retinica. Con un tasso di successo dell’imaging del 93,9%, la maggioranza dei soggetti è stata correttamente classificata per rischio cardiovascolare.
Il dottor Malcolm Clark, medico di base e coautore dello studio, intravede un futuro in cui i pazienti riceveranno un semplice SMS per ricordare la scansione oculare annuale. Il report verrà inviato direttamente al medico, che valuterà se sono necessari approfondimenti. Un gesto semplice, che potrebbe evitare un ricovero. O peggio.
Un occhio alla prevenzione, uno alla giustizia sociale
La professoressa associata Lisa Zhuoting Zhu, co-supervisore della ricerca, sottolinea una visione ancora più ampia: “Stiamo costruendo un sistema sanitario più equo, dove lo screening cardiovascolare può arrivare anche nelle aree remote e meno servite, grazie a strumenti economici, scalabili e facilmente utilizzabili.”
In un mondo dove la prevenzione è spesso un lusso, questa tecnologia potrebbe diventare un ponte tra innovazione e accessibilità, tra progresso e giustizia sociale. Non solo cuore e vasi sanguigni: gli occhi potrebbero diventare indicatori della salute cerebrale, renale e forse anche metabolica. Il futuro dell’intelligenza artificiale in medicina non è più un’ipotesi: è una strada già tracciata.
Il cuore nei dettagli dello sguardo
Gli occhi sono lo specchio dell’anima, sì. Ma anche della salute. I vasi retinici raccontano storie invisibili: microcambiamenti che l’IA sa leggere prima ancora che la malattia si manifesti. Un’arte sottile, quella della diagnosi precoce, che richiede strumenti affilati e mani esperte. Ma anche occhi nuovi. Digitali. Artificiali, se vogliamo. Ma capaci di visioni salvavita.
Questa tecnologia non sostituisce il medico. Lo affianca, lo potenzia, gli permette di agire in anticipo, di prevenire invece che rincorrere. In un’epoca dove la medicina corre, l’AI non è più solo un’alleata futuristica: è parte integrante del presente. È un modo per ascoltare ciò che il corpo già ci racconta, se solo abbiamo gli strumenti per comprenderlo.
Conclusione poetica:
Forse, un giorno, diremo ai nostri figli: “Mi hanno salvato la vita guardandomi negli occhi.”
Non per amore. Ma per scienza. E sarà bellissimo lo stesso.
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Ulteriori informazioni: Wenyi Hu et al, Fattibilità, accuratezza e accettabilità nel mondo reale della fotografia retinica automatizzata e della valutazione del rischio di malattie cardiovascolari basata sull’intelligenza artificiale negli ambienti di assistenza primaria australiani: uno studio pragmatico,
npj Digital Medicine (2025). DOI: 10.1038/s41746-025-01436-1
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