Un colosso digitale dai numeri abbaglianti

OnlyFans continua la sua corsa inarrestabile. Nel 2024 la piattaforma ha registrato un volume di transazioni (Gross Sales Revenue) pari a 7,22 miliardi di dollari, in crescita del 9% rispetto ai 6,63 miliardi del 2023. Numeri che, presi singolarmente, la collocano tra i giganti della cosiddetta creator economy, accanto a colossi come Patreon e Twitch.

Ma dietro questa immagine scintillante si cela una realtà molto meno democratica. La maggioranza dei creator non riesce a guadagnare abbastanza nemmeno per coprire una bolletta mensile.


Come funziona il modello di business

Il meccanismo è semplice: il fan paga un abbonamento o un contenuto extra, OnlyFans trattiene il 20% di commissione, e l’80% finisce al creator.

Nel 2024 questo schema si è tradotto in 1,41 miliardi di ricavi netti per l’azienda e in 5,8 miliardi redistribuiti ai creator. A trarne vantaggio è soprattutto Leonid Radvinsky, proprietario della società madre Fenix International Ltd., che ha incassato dividendi per 701 milioni di dollari, il 49% in più rispetto al 2023.

Un business, quindi, estremamente redditizio per la piattaforma e il suo proprietario. Ma non per tutti coloro che ci lavorano.


Una distribuzione spietata dei guadagni

Secondo i dati elaborati da CreatorAdvisor.it, la distribuzione dei ricavi su OnlyFans mostra una concentrazione estrema:

  • Il top 0,1% dei profili trattiene circa il 76% del fatturato totale, con guadagni medi da 146.000 dollari al mese.
  • Il top 1% scende a circa 34.000 dollari mensili.
  • Il top 5% si ferma a 8.200 dollari al mese.
  • Tra il 5 e il 10% i ricavi calano a 1.955 dollari mensili.
  • Per il 50% inferiore degli account, invece, i guadagni non superano i 25 dollari al mese.

Il risultato è che il dato medio, spesso citato come indicatore della “ricchezza della piattaforma”, è profondamente distorto: nel 2024 il ricavo annuo medio per creator si è attestato a 1.253 dollari, ossia appena 104 dollari al mese. Una cifra gonfiata dalle star, ma lontana dalla realtà vissuta dalla maggioranza.


L’élite dei milionari digitali

Dietro la massa di account poco remunerativi, spicca una vera e propria aristocrazia digitale. Nel 2025 la classifica dei top earner mostra cifre che fanno impallidire il mondo dello spettacolo tradizionale:

  1. Sophie Rain – 2,9 milioni di dollari al mese
  2. Corinna Kopf – 1,8 milioni
  3. Jameliz Benitez Smith – 1,6 milioni
  4. Bhad Bhabie – 1,3 milioni
  5. Belle Delphine – 1,1 milioni

Nel complesso, i 15 creator più pagati al mondo generano 18,4 milioni di dollari al mese, equivalenti a oltre 220 milioni l’anno. Una cifra che da sola rappresenta una quota significativa dei 5,8 miliardi complessivi redistribuiti dalla piattaforma.

Un paradosso evidente: mentre poche decine di nomi monopolizzano l’attenzione e i ricavi, milioni di altri account restano confinati in un limbo di invisibilità.


Crescita sì, ma a che prezzo?

Alla fine del 2024 OnlyFans contava 4,63 milioni di creator attivi, il 13% in più rispetto all’anno precedente, e 377 milioni di fan registrati, quasi il doppio rispetto al 2021.

Una crescita che sembra promettere opportunità diffuse. In realtà, più creator significa anche più concorrenza, e il sogno di monetizzare rischia di trasformarsi in una corsa senza traguardo.

Il dato medio di 81 fan per profilo è fuorviante: la gran parte degli utenti si concentra su pochi volti noti, lasciando milioni di creator a navigare nel buio digitale.


Il mito della “democratizzazione”

OnlyFans incarna la logica della coda lunga delle piattaforme digitali: la possibilità per chiunque di aprire un account e guadagnare sembra un’opportunità democratica. Ma la realtà è che la ricchezza si concentra nelle mani di pochissimi.

Per molti, l’apertura di un account si traduce in una delusione cocente: più che un lavoro, una vetrina che difficilmente garantisce un ritorno economico.


Cosa ci insegna il caso OnlyFans

Il fenomeno è esemplare per comprendere la nuova economia delle piattaforme:

  • Polarizzazione estrema: pochi vincono, i più perdono.
  • Illusione di accessibilità: tutti possono partecipare, ma quasi nessuno riesce a emergere.
  • Crescita infinita, guadagni marginali: più utenti non significa più reddito diffuso.

In sintesi, OnlyFans è lo specchio di un capitalismo digitale che amplifica le disuguaglianze anziché ridurle.


Conclusione

Dietro i miliardi di dollari e i titoli sensazionalistici, OnlyFans racconta una verità scomoda: la maggioranza dei creator vive di guadagni irrisori, mentre una ristretta élite incassa cifre da capogiro.

La piattaforma, lungi dall’essere uno strumento di emancipazione diffusa, si rivela un ecosistema spietato dove la visibilità è l’unica vera valuta, e dove il sogno di monetizzare la propria creatività rischia di infrangersi contro la dura realtà dei numeri.


Hashtag utili

#OnlyFans #CreatorEconomy #DigitalPlatforms #Guadagni

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Di Roberto Lambertini

Roberto Lambertini è nato a Bologna il 4 settembre 1961. Fin da giovane è stato appassionato di lettura, libri e informazione.

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