woman in purple eatingPhoto by Andrea Piacquadio on <a href="https://www.pexels.com/photo/woman-in-purple-eating-3811663/" rel="nofollow">Pexels.com</a>

Uno studio giapponese svela che i pasti più “lenti” non dipendono da trucchi comportamentali, ma dalla struttura stessa del cibo: il bento batte la pizza nella sfida contro l’obesità.

🍱 Mangiare meglio, non solo più lentamente: lo dice la scienza

C’è chi consiglia di masticare trenta volte ogni boccone, chi predica la sacra lentezza a tavola, chi si affida a posate più piccole o appoggia la forchetta tra un morso e l’altro. Ma la verità, quella che arriva dalla ricerca, è più semplice e meno contorta: non è tanto come mangi, ma cosa mangi a determinare la durata del pasto e il beneficio che ne trai.

A dirlo non è un cuoco zen né un nutrizionista poetico, ma uno studio rigoroso condotto dalla Fujita Health University in Giappone, guidato dal Professor Katsumi Iizuka e pubblicato il 3 maggio 2025 sulla rivista Nutrients. La loro scoperta? Il pasto tradizionale giapponese in stile bento fa mangiare più lentamente rispetto alla pizza, indipendentemente dall’ordine in cui si consumano le pietanze.

In un mondo dove l’obesità galoppa e il tempo per pranzare scarseggia, i risultati di questo studio potrebbero cambiare il modo in cui affrontiamo la prevenzione alimentare. La lentezza, quella tanto invocata, può nascere spontaneamente se si fa la scelta giusta nel piatto.


🍕 Pizza vs Bento: la sfida silenziosa tra velocità e consapevolezza

Il team ha coinvolto 41 adulti giapponesi tra i 20 e i 65 anni, offrendo loro tre tipi di pasto: una pizza, un bento con hamburger e verdure, e lo stesso bento ma con ordine invertito tra carne e verdure.

Con l’aiuto di sensori di masticazione indossabili e analisi video, gli scienziati hanno misurato la durata del pasto, il numero di masticazioni, i morsi e il ritmo della masticazione. Il risultato? La pizza vince in velocità ma perde in profondità.

“La pizza è più rapida da consumare perché si mangia con le mani, tutta insieme, spesso in bocconi grandi,” spiega Iizuka. “Il bento, invece, richiede utensili come le bacchette e invita a spezzare il ritmo.”

Il pasto bento, composto da porzioni distinte come riso, verdure, carne e consumato con calma, ha portato a più masticazioni e maggiore durata del pasto. Interessante notare che l’ordine degli alimenti (verdure prima o dopo) ha avuto impatto minimo.


I partecipanti hanno consumato prima la pizza, seguita da due condizioni di test che prevedevano pasti bento a base di hamburger e bistecca: prima con verdure (dopo 4 settimane) e poi con verdure (dopo 8 settimane). Tutti i pasti sono stati attentamente abbinati per calorie, proteine, grassi e carboidrati per valutare l’impatto del tipo e della sequenza dei pasti sul comportamento alimentare.
Credito
Professor Katsumi Iizuka del Fujita Health University Hospital, Giappone Link alla fonte dell’immagine: https://doi.org/10.3390/nu17091576

👩‍⚕️ Uomini, donne e morsi: le differenze ci sono, ma la sostanza non cambia

Lo studio ha anche analizzato le differenze tra i sessi. Gli uomini tendono a mangiare più rapidamente e a masticare meno rispetto alle donne, ma entrambi hanno mostrato lo stesso schema: con i bento si rallenta, con la pizza si corre.

Anche l’età ha avuto un ruolo. I partecipanti più anziani tendevano a mangiare più velocemente, forse a causa di problemi dentali o abitudini consolidate. E sorprendentemente, l’indice di massa corporea (IMC) non è stato associato alla durata del pasto. Il vero colpevole? L’attrazione verso cibi ultra-processati e facili da ingurgitare.


🧠 Il cervello comanda, ma il cibo educa

Il ritmo con cui mastichiamo, osservano gli scienziati, è parzialmente automatico e dettato dal cervello. Ma il tipo di cibo può modificare il numero di masticazioni e prolungare naturalmente il pasto.

Questo è cruciale. Perché più si mastica, più si digerisce bene e più ci si sazia, riducendo il rischio di mangiare troppo. Una buona digestione comincia in bocca – e non è solo un proverbio da nonne, ma scienza documentata.


🍽 Educare al cibo, non al comportamento

Il messaggio chiave del professor Iizuka è forte e chiaro: smettiamo di dire alla gente come mangiare, aiutiamola a scegliere cosa mangiare.

Se il fast food ci costringe a masticare meno e mangiare in fretta, i pasti tradizionali strutturati – magari serviti in ciotole separate o piccoli piatti – favoriscono abitudini più sane, senza sforzi volontaristici.

Un invito, dunque, a riscoprire la ritualità del pasto, il tempo dedicato alla nutrizione, non come fatica ma come occasione di ascolto e benessere.


✅ Conclusioni: il bento insegna più della dieta

Questo studio giapponese dimostra che la forma è sostanza: come è costruito un pasto può educare il corpo meglio di mille regole mentali.

Scegliere cibi che invitano a rallentare, a masticare, a prendere fiato tra un boccone e l’altro, non è solo questione di cultura, ma di salute pubblica.

In un’epoca dove contiamo le calorie ma perdiamo il senso del tempo, forse è ora di ritrovare la lentezza a colpi di bacchette.


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Di Roberto Lambertini

Roberto Lambertini è nato a Bologna il 4 settembre 1961. Fin da giovane è stato appassionato di lettura, libri e informazione.

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