Una comitiva di vecchi allegri con diabete tipo 1, maschi e femmine, fisicamente prestanti, che indossano microinfusore d'insulina e CGM pronti per andare a scalare una montagnaUna comitiva di vecchi allegri con diabete tipo 1, maschi e femmine, fisicamente prestanti, che indossano microinfusore d'insulina e CGM pronti per andare a scalare una montagna

Nel cuore popolare di San Donato, tra dignità e speranza, prende vita una nuova realtà per i longevi con diabete tipo 1. Un rifugio di umanità nello scantinato di un condominio, dove la vecchiaia non è una condanna ma un traguardo da onorare.

Diabete tipo 1 e longevità: un nuovo capitolo a Bologna

C’è un tempo per ogni cosa, dice l’Ecclesiaste. E oggi, finalmente, c’è un tempo anche per chi ha vissuto tutta la vita con il diabete tipo 1. A Bologna, nel quartiere San Donato, non lontano dai portici che sanno di pane e di pioggia, è nata una realtà che ha il sapore di rivoluzione gentile: il Movimento Diabetici Arzilli, sorto nello scantinato di un condominio popolare, con la tenacia di chi non ha mai smesso di credere nella dignità anche quando la salute vacilla.

È qui che prende forma un’idea semplice e straordinaria: dare voce e supporto ai veterani del T1D, a quelli che hanno attraversato decenni di insulina, aghi, ipoglicemie e nuove tecnologie, ma ora si trovano a fare i conti con le fragilità dell’età, spesso dimenticati dal sistema sanitario e dalle narrazioni mainstream.


Un’idea nata dal basso, dove la vita pulsa davvero

Lontana dai salotti dei talk show e dagli algoritmi delle multinazionali, il Movimento Diabetici Arzilli è nato dal basso, letteralmente: in uno scantinato. Un seminterrato di via Ranzani, ristrutturato con amore e volontariato, ora è un piccolo centro di accoglienza, ascolto e orientamento per anziani con diabete tipo 1.

Perché sì, si può invecchiare con il diabete tipo 1. Anzi, succede sempre più spesso grazie ai progressi medici, alle tecnologie come il microinfusore e i sensori CGM, ma anche alla tenacia di chi si alza ogni giorno con la glicemia a 250 e il cuore pieno di futuro. Solo che, invecchiando, le cose cambiano. Le priorità, i ritmi, i bisogni. E serviva qualcuno che dicesse: “Ci siamo anche per voi.”


Un’umanità che non va in pensione

Dietro il progetto ci sono ex infermieri, medici in pensione, caregiver stanchi ma appassionati, e soprattutto persone con diabete tipo 1 che hanno passato la soglia dei 70 anni, che non vogliono finire nel dimenticatoio, né in una casa di riposo senza un piano personalizzato per la gestione del diabete.

Perché diciamolo: in Italia non esiste ancora una vera cultura geriatrica specifica per il diabete tipo 1. Si parla, e giustamente, di bambini, adolescenti, giovani adulti. Ma dei vecchi? Dei pionieri del T1D che oggi portano sul corpo le cicatrici del primo Glucotest del ‘72, dei flaconi di Regular e delle notti passate ad aspettare che lo zucchero salisse? Nessuno ne parla. O quasi nessuno.

Allegria!

Tra zuccheri e ricordi, un futuro da costruire

Nel piccolo centro di San Donato si organizzano incontri di educazione terapeutica, gruppi di supporto psicologico, momenti di socialità con torte senza zucchero ma piene di storie. Non mancano gli appuntamenti con medici e nutrizionisti che si prestano gratuitamente, e nemmeno i corsi di aggiornamento per badanti e familiari.

Ma la vera forza è il messaggio che trasmette: la vecchiaia non è un’appendice della malattia, ma una tappa della vita che merita rispetto e cura, soprattutto se vissuta con una condizione cronica e impegnativa come il diabete tipo 1.


Dall’ospizio alla comunità: un cambio di paradigma

“Non vogliamo finire in ospizio come relitti da gestire. Vogliamo morire in piedi, con la glicemia controllata e il cuore colmo di ricordi”, ha detto uno dei fondatori, Marco, 76 anni, diabetico da quando ne aveva 11. E ha aggiunto: “L’Associazione è il nostro modo per non lasciare che il fine vita sia un supplizio, ma un passaggio sereno, preparato, condiviso.”

La realtà bolognese diventa così un esempio nazionale, capace di parlare a una generazione di diabetici longevi che sta emergendo ora, e che ha bisogno di modelli assistenziali nuovi, empatici, umani. E perché no, anche poetici.


Un appello alle istituzioni: il tempo è adesso

Il Movimento lancia anche un appello alle istituzioni: serve un riconoscimento ufficiale, un inquadramento normativo, un sostegno concreto. Non si può continuare a gestire il T1D anziano come se fosse tipo 2, né tantomeno ignorare il tema della fine vita dignitosa, con accesso alle cure palliative, supporto psicologico e pianificazione anticipata.


Bologna culla del cambiamento: la tradizione si rinnova

Che sia Bologna, patria della solidarietà, della buona sanità e della resistenza, a ospitare questa iniziativa, non stupisce. Ma il vero stupore è che una delle sfide più contemporanee della medicina – la gestione dell’invecchiamento cronico – trovi risposta in un luogo così umile e autentico. Un seminterrato. Ma pieno di luce.


Conclusione: la glicemia passa, la dignità resta

Non è solo un progetto, è una dichiarazione d’amore per la vita, anche quella che scricchiola sulle ginocchia e si appoggia al bastone. Perché se è vero che il diabete tipo 1 non invecchia mai, è altrettanto vero che i suoi portatori sì. E meritano tutto il rispetto, tutta la cura, tutta la poesia possibile.


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Associazione Geriatria Diabetica
Movimento Diabetici Arzilli

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Di Roberto Lambertini

Roberto Lambertini è nato a Bologna il 4 settembre 1961. Fin da giovane è stato appassionato di lettura, libri e informazione.

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