Dalla ricerca internazionale SWEET emerge una realtà drammatica: i bambini con diabete di tipo 1 nei Paesi senza rimborso o accesso limitato a CGM, microinfusori e insulina hanno valori glicemici nettamente peggiori.
Mentre online si rincorrono promesse di cure miracolose per il diabete di tipo 1 e le immagini patinate di giovani che mostrano con orgoglio i propri sensori o microinfusori fanno il giro dei social, la realtà quotidiana della maggior parte dei bambini con diabete è ben diversa.
Un recente studio pubblicato su JAMA Network Open mette in luce un divario profondo e preoccupante: la gestione del diabete tipo 1 non è uguale per tutti, ma fortemente condizionata dall’accessibilità all’insulina e alle tecnologie di monitoraggio e somministrazione.
Lo studio ha analizzato i dati raccolti da 81 centri pediatrici in 56 Paesi, parte dell’iniziativa internazionale SWEET, coinvolgendo oltre 42.000 bambini con diabete di tipo 1. I ricercatori hanno confrontato i livelli medi di emoglobina glicata (HbA1c) con le condizioni di accesso e rimborso di strumenti come i CGM (monitoraggio continuo del glucosio), i microinfusori di insulina (CSII) e i glucometri.
I risultati parlano chiaro: nei Paesi in cui insulina e tecnologie sono disponibili e completamente rimborsate, i valori medi di HbA1c oscillano tra il 7,6% e il 7,7%. Al contrario, nei contesti privi di rimborso o con accesso limitato, gli stessi valori salgono drammaticamente, raggiungendo in media dal 9,6% al 10,5%.
Questo significa che la salute dei bambini con diabete dipende ancora in larga parte dal luogo in cui nascono. In 19 Paesi i centri coinvolti hanno segnalato accesso universale con copertura totale; in altri 8, invece, non è garantito alcun rimborso né per i dispositivi né per l’insulina, lasciando le famiglie sole davanti a spese insostenibili.
Il messaggio è chiaro: le disuguaglianze globali nel diabete non riguardano solo le statistiche, ma si traducono in vite più fragili e maggiori complicanze.
La comunità scientifica internazionale invita quindi a un impegno concreto per garantire l’accessibilità universale alle tecnologie salvavita e all’insulina. Non si tratta di un lusso, ma di un diritto fondamentale, senza il quale parlare di equità sanitaria resta un esercizio retorico.
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