Un’inchiesta internazionale svela come l’intelligenza artificiale moltiplichi l’efficacia e la produttività della propaganda russa, mantenendo intatto il suo potere persuasivo. Una minaccia silenziosa e sofisticata alla verità.
Nel grande teatro della geopolitica moderna, l’intelligenza artificiale ha ormai smesso di essere un semplice spettatore neutrale. È diventata protagonista, sceneggiatrice e, in certi casi, persino burattinaia. Una nuova indagine coordinata da giornalisti della BBC e dal Media Forensics Hub della Clemson University getta luce su un fenomeno inquietante: l’uso sistematico dell’IA da parte di un sito di propaganda sostenuto dalla Russia, capace di ingannare, moltiplicare e persuadere, senza perdere un briciolo della sua efficacia retorica.
Il sito in questione, DCWeekly.org, si presentava come un portale di notizie alternativo. Ma sotto quella patina di informazione indipendente, si celava l’ennesima testa dell’idra digitale della propaganda filo-Cremlino. Secondo lo studio, prima del 20 settembre 2023, gran parte degli articoli pubblicati sul sito erano copiati direttamente da fonti di destra occidentali. Niente di nuovo sotto il sole dell’informazione manipolata. Tuttavia, dopo quella data, il sito ha iniziato a impiegare l’intelligenza artificiale per riscrivere i contenuti, arricchendo la varietà delle fonti, ma con un tocco calcolato: il tono e l’enfasi erano calibrati con precisione chirurgica per soddisfare gli obiettivi ideologici della propaganda russa.
La fabbrica algoritmica del consenso
Gli autori dello studio — tra cui lo studioso Morgan Wack — hanno analizzato 22.889 articoli pubblicati prima e dopo l’introduzione dell’IA. I risultati parlano chiaro: il sito è riuscito a più che raddoppiare la sua capacità produttiva, senza sacrificare la qualità apparente né, soprattutto, il potere persuasivo dei messaggi. L’intelligenza artificiale non ha soltanto automatizzato la scrittura: ha ottimizzato la narrazione, allargato la gamma tematica, e manipolato con sottile efficacia l’emotività dei lettori.
Tra i temi trattati, oltre alle celebrazioni dei successi (spesso fittizi) dell’esercito russo in Ucraina, figurano argomenti caldi negli Stati Uniti: il controllo delle armi, la sfiducia nelle istituzioni, le teorie del complotto. Tutti argomenti che — se ben confezionati — possono spaccare l’opinione pubblica americana e minare la coesione sociale. In altre parole: la disinformazione ha trovato nell’IA la sua penna perfetta, capace di adattarsi, riformulare e insinuare il dubbio ovunque vi sia uno spiraglio.
Il potere sottile dell’illusione
Per verificare l’efficacia dei testi generati dall’IA, i ricercatori hanno condotto un sondaggio su 880 adulti americani, reclutati attraverso la piattaforma Prolific. Hanno messo a confronto articoli prodotti prima e dopo l’adozione dell’intelligenza artificiale. Il verdetto? Il livello di persuasività era identico. La macchina ha dunque superato la prova: l’inganno funziona anche se automatizzato. E forse, paradossalmente, proprio perché automatizzato — con un linguaggio meno emotivo, più uniforme, e perciò più subdolo — riesce a passare inosservato, mimetizzandosi nel mare delle informazioni digitali.
L’era delle “fake news 2.0”
Questa vicenda apre scenari tutt’altro che rassicuranti. Se un singolo sito, con risorse modeste, è riuscito a orchestrare una macchina di propaganda tanto efficace, cosa potrà fare uno Stato, con mezzi praticamente illimitati? Il rischio è quello di una guerra informativa automatizzata, dove l’arma principale non sarà più il missile, ma la parola riscritta da un algoritmo. Una guerra silenziosa, invisibile, ma capace di influenzare le elezioni, polarizzare le società, legittimare aggressioni e destabilizzare governi.
E attenzione: non si tratta di uno scenario futuristico. È già realtà.
Cosa fare? Difendere la verità nell’era dell’algoritmo
Gli autori dello studio sono chiari: servono misure immediate, regolamenti e tecnologie in grado di contrastare le campagne di propaganda assistite dall’IA. Servono strumenti per identificare i testi generati artificialmente, meccanismi per verificare le fonti in tempo reale, e soprattutto una nuova alfabetizzazione digitale per i cittadini. Perché se la verità può essere riscritta in modo credibile da una macchina, allora la difesa del pensiero critico diventa un atto di resistenza civile.
Nel frattempo, ognuno di noi è chiamato a un compito semplice ma fondamentale: non credere a tutto ciò che leggiamo, specialmente quando ci accarezza troppo bene le convinzioni. L’IA sa come blandirci, come illuderci, come vestirsi da notizia. Ma la verità — quella autentica — richiede sempre uno sguardo in più. E spesso, anche un dubbio.
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